Liminal su Frida

Seppure arrivato al termine, il progetto Liminal ha una nuova, prestigiosa, vetrina. Si tratta di Frida, il Forum della Ricerca di Ateneo dell’Università di Torino in collaborazione con il Centro Interuniversitario Agorà Scienza, che pubblica storie di ricerca e ricercatori impegnati nell’ateneo subalpino.
Giovedì 26 gennaio 2017 si svolgerà a Torino, presso il Campus L. Einaudi, un grande evento di presentazione dei risultati dei progetti di Ateneo finanziati dalla Compagnia di San Paolo (anni 2011/2012), tra cui il progetto Liminal.

http://frida.unito.it/wn_pages/contenuti.php/427_culture-produzione-culturale-e-artistica-filosofia/109/

 

Processi partecipativi ed etnografia collaborativa nelle Alpi e altrove

coverE’ uscito nella collana Mondi locali, villaggi globali (Edizioni dell’Orso) il terzo volume esito del progetto LIMINAL. Il volume, a cura di Valentina Porcellana e Silvia Stefani, si intitola Processi partecipativi ed etnografia collaborativa nelle Alpi e altrove, Edizioni dell’Orso, Alessandria, 2016 [ISBN 978-88-6274-712-7].

Il terzo e ultimo volume del progetto LIMINAL (2012-2015) nasce dalla necessità di approfondire il tema trasversale della partecipazione e della co-costruzione dei saperi scientifici. Quella che oggi, a livello accademico, viene definita come terza missione, o public engagement, pone infatti una serie di sfide e di interrogativi scientifici ed etici ai ricercatori. Da una parte, essa è una delle voci esplicitamente richieste dai bandi competitivi nazionali ed europei, dall’altra, sta crescendo sempre di più la consapevolezza delle responsabilità pubbliche della ricerca scientifica e dell’importanza delle sue ricadute concrete sulle comunità e sui territori. I contributi raccolti nel volume presentano metodi e strumenti impiegati da ricercatori e ricercatrici che hanno voluto incidere consapevolmente sulle realtà indagate, nelle Alpi e in altri contesti urbani e rurali. I testi possono essere ricondotti, nell’ambito delle scienze umane e sociali, a orientamenti quali l’antropologia pubblica, la ricerca trasformativa, la ricerca-azione, i processi partecipativi.

L’indice del volume:

Valentina Porcellana, Silvia Stefani
Processi partecipativi e pratiche collaborative per progettare il futuro

Nelle Alpi

Valentina Porcellana
Dall’osservazione partecipante all’etnografia collaborativa. Un’esperienza in area alpina

Laura Bonato
Pratiche partecipative per una mappa dei saperi e della sostenibilità del territorio

 Matteo Rivoira, Federica Cusan
Restituire il sapere. L’esperienza dell’Atlante Toponomastico tra ricerca scientifica e interesse comunitario

 Francesco Tarantino e Fabrizio Floris
Lungo le strade del welfare community: un’esperienza di progettazione partecipata in Val di Susa

Alessandro Gretter, Beatrice Marelli, Martina Giovanella, Rocco Scolozzi
Tra memoria e futuro. Otto secoli di gestione collettiva alpina come insegnamento per il futuro

 Altrove

Elena Ianni
“I did it my way”: la proposta di autonomia delle comunitá Tseltales, Chiapas, Messico

 Maria Livia Alga, Maria Teresa Muraca
Pratiche di etnografia postesotica: restituzioni, itineranze e ritorni

Rosanna Cima, Roberta Frighetto, Eleonora Silvia Pittoni, Roberto Dalla Chiara e Maria Livia Alga
Comporre un archivio vivo. Pratiche di ricerca partecipata nei servizi sociali di Verona

Silvia Stefani
Antropologia in azione. Etnografia di un laboratorio partecipativo

Alice Stefanizzi, Bikki Tran Smith
Fotografia, partecipazione ed empowerment. La foto elicitazione con persone fragili come pratica collaborativa

Maddalena Bartolini
Immaginari, percezioni e autorappresentazioni di un percorso di ricerca condiviso: da un’etnografia alla realizzazione di un film documentario

 Erika Lazzarino
Raccontare la città fra teoria e immagini. Ricerca-azione, ricerca urbana e video-ricerca

“Montanari per forza” nelle Alpi in mutamento

Il numero di febbraio 2016 della rivista Dislivelli.eu è un monografico dal titolo volutamente provocatorio: “Montanari per forza”. “Alcuni di loro ripartiranno per nuove mete lontane – si legge nella presentazione -, altri torneranno forse nei loro paesi, ma qualcuno potrà trasformarsi da montanaro per forza a montanaro per scelta, fino a diventare un giorno, si spera, nuovo montanaro, accettato dalla comunità locale e con tutti i diritti e i doveri del caso”.

Il tema della rivista è più che mai legato alle “Alpi in mutamento” a cui è dedicato il progetto LIMINAL.

Leggi l’articolo di Pier Paolo Viazzo e Roberta C. Zanini “Stranieri e innovazione culturale nelle terre alte”

Leggi la recensione al volume “Alpi in mutamento” di Maria Anna Bertolino

Leggi la recensione al volume “Salutami il sasso” di Maria Anna Bertolino

Presentazione “Alpi in mutamento” a Trento

Martedi 19 gennaio 2016—ore 17.30

Officina dell’Autonomia”
Via Zanella 1/A, Trento

Presentazione del volume “Alpi in mutamento. Continuità e discontinuità nella trasmissione delle risorse in area alpina” (Edizioni dell’Orso) a cura di Valentina Porcellana, Alessandro Gretter e Roberta Clara Zanini.

Interverrenno: Valentina Porcellana, Alessandro Gretter, Roberta C. Zanini, Elena Ianni, Marcela Olmedo e Alessandro de Bertolini

Alpi in mutamento

copertinaE’ uscito nella collana Mondi locali, villaggi globali (Edizioni dell’Orso) il secondo volume esito del progetto LIMINAL. Il volume, a cura di Valentina Porcellana, Alessandro Gretter e Roberta Clara Zanini si intitola Alpi in mutamento. Continuità e discontinuità nella trasmissione delle risorse in area alpina [ISBN: 978-88-6274-633-5]

Al volume hanno collaborato studiosi dell’intero arco alpino, che, da diversi punti di vista disciplinari, hanno analizzato il tema della continuità/discontinuità nella trasmissione delle risorse materiali e immateriali nelle Alpi.

L’indice del volume:

Valentina Porcellana, Alessandro Gretter e Roberta Clara Zanini, Continuità/discontinuità in area alpina: una lettura interdisciplinare

Giulia Fassio, Pier Paolo Viazzo e Roberta Clara Zanini, Mutamenti socio-demografici e trasmissione delle risorse in area alpina: uno sguardo antropologico 

Elisa Gosso, Il passato è una valle straniera. Continuità e discontinuità nei processi di patrimonializzazione fra le valli valdesi e i contesti valdesi transnazionali

Maria Anna Bertolino, Ripensare il presente in montagna. Dal recupero architettonico alla ripresa di repertori culturali tradizionali

Federica Cusan e Matteo Rivoira, Il patrimonio toponimico di tradizione orale tra conservazione e rinnovamento

Giovanni Depau, Coscienza linguistica e trasmissione del francoprovenzale nelle Alpi francesi. Note sull’area di La Mure (Isère)

Marcela Olmedo, La continuità delle antiche pratiche comunitarie: la Corvée in Valle d’Aosta come risposta ai nuovi problemi socio-ambientalii

Gabriele Viola e Luca Battaglini, Continuità/discontinuità nelle valli Stura e Grana attraverso storia, architettura e agricoltura

Maria Chiara Cattaneo, Comparazioni territoriali fra aree alpine: elementi comuni e tratti distintivi, continuità e discontinuità

Valentina Porcellana, Fare comunità in Alta Valtellina

Beatrice Marelli, Martina Tarantola e Achille Schiavone, Continuità nella trasmissione di spazi culturali: il bene comune nelle pratiche di allevamento tradizionale delle Regole di Spinale e Manez

Elena Ianni, Michela Simoni, «Qui tra 20 anni ci saranno solo vecchi e boschi»: riflessioni, inversioni di tendenza e strategie di rivitalizzazione nel Comune di Montagne (TN)

Giuseppe Ferrandi e Alessandro de Bertolini, Terre coltivate. Storia dei paesaggi agrari del Trentino

Roland Löffler, Michael Beismann, Judith Walder, Wolfgang Warmuth, Ernst Steinicke, Peter Čede e Igor Jelen, Il nuovo problema demografico delle Alpi

Moreno Zago, Stazione Topolò-Postaja Topolove: l’arte contemporanea come strumento di conservazione delle memorie locali

Salutami il sasso

Uscirà nell’autunno 2015 il volume Salutami il sasso. Dinamiche della popolazione e della memoria in una comunità alpina di confine di Roberta Clara Zanini.

Il volume, pubblicato nell’ambito del progetto LIMINAL, esamina in prospettiva antropologica alcuni dei cambiamenti attualmente in atto nella demografia delle Alpi, prestando particolare attenzione agli effetti di questi mutamenti sui processi di trasmissione culturale. Le recenti indagini di demografi e geografi mostrano come, dopo più di un secolo di spopolamento, ci siano chiari segni di un’inversione di tendenza e dunque di crescente immigrazione e ripopolamento. Questi cambiamenti, in buona parte inattesi e finora poco indagati dall’antropologia, sollevano questioni politico-culturali di grande interesse. La presenza di nuovi abitanti, infatti, impone di interrogarsi su chi possa legittimamente ritenersi montanaro e su come si manifesti tale appartenenza. Cosa significa “abitare la montagna”? Si è montanari solo per nascita o lo si può essere anche per scelta? Chi è autorizzato, e da chi, a dirsi montanaro? Chi ha il diritto di farsi carico della trasmissione e valorizzazione del patrimonio culturale immateriale delle comunità? E in questo caso, quali memorie vengono trasmesse, e per chi? Su questi temi si concentra questo approfondito studio etnografico di Macugnaga, località ossolana delle Alpi piemontesi ai confini con la Svizzera. Insediamento di minoranza linguistica walser, storica comunità mineraria, classico centro alpinistico e ora affermata stazione turistica, Macugnaga appare caratterizzata da una pluralità di memorie e da modalità differenti di interpretare e valorizzare il passato. Attraverso un’analisi “a raso terra” condotta con i metodi classici dell’et­no­grafia intensiva, il libro descrive il complesso e delicato intreccio tra dinamiche della popolazione e dinamiche della memoria e le sfide eco­nomiche e soprattutto culturali che si pongono a chi è nato o ha deciso di vivere ai piedi della maestosa parete Est del Monte Rosa, del sasso, come viene spesso chiamato con affetto dai macugnaghesi.

Minoranze in mutamento

PORCELLANA V., DIÉMOZ F. (a cura di), Minoranze in mutamento. Etnicità, lingue e processi demografici nelle valli alpine italiane, Ed. dell’Orso, Alessandria 2014 [ISBN: 978-88-6274-567-3]

copertinaDa molte parti emergono i segnali del fatto che le lingue di minoranza, al di là del numero dei parlanti, stiano conoscendo una fase di particolare vitalità “culturale”: alla sparizione dei parlanti “autoctoni” si affiancano una crescita dell’interesse verso le lingue minori e iniziative di valorizzazione, spesso animate da “nuovi abitanti”, da “nuovi locutori” o dall’attivazione di “locutori passivi”. Da qui l’esigenza di indagini multidisciplinari e multiscala, che connettano la dimensione quantitativa dei fenomeni con quella qualitativa di casi studio. Il volume riunisce i contributi di ricercatori di diverse discipline coinvolte nel progetto LIMINAL – Linguistic Minorities in the Alps: Ethnicity, Languages and Demographic Processes (2013-2014) e presenta la situazione sociolinguistica e demografica delle comunità di minoranza delle valli alpine italiane sia attraverso i dati quantitativi disponibili, sia, soprattutto, attraverso i dati ricavati da analisi qualitative. Il volume intende contribuire al dibattito, in corso a livello internazionale, sulle dinamiche socioculturali in atto nelle Alpi, presentando il complesso panorama delle valli italiane, particolarmente interessante per estensione e per varietà di casi.

INDICE

Minoranze linguistiche nelle Alpi: etnicità, lingue e processi demografici, Valentina Porcellana e Federica Diémoz

Indizi di vitalità: le minoranze linguistiche storiche in Piemonte, Matteo Rivoira e Riccardo Regis

Rapporti di causa-effetto tra dinamiche linguistiche e dinamiche demografiche nelle alte valli monregalesi. Due casi di studio nelle valli Ellero e Mongia, Irene Borgna e Nicola Duberti

Repertori linguistici a confronto: un progetto di ricerca in alcune scuole di area occitana, Aline Pons e Silvia Giordano

Strategie di affermazione identitaria e rappresentazioni della lingua dei nuovi locutori francoprovenzali in Valle d’Aosta, Christiane Dunoyer

Lingue di minoranza e di maggioranza. 200 anni di lingue straniere a Gressoney (AO), Marco Angster

Cambiamenti demografici e linguistici nelle comunità walser piemontesi: il peso delle migrazioni, Roberta Zanini, Pier Paolo Viazzo e Giulia Fassio

Abia ber? Come chi? Le attività culturali come elemento di autorappresentazione della comunità mochena, Claudia Marchesoni, Frèdéric Spagnoli e Leo Toller

Lingua friulana: una panoramica sulla sua vitalità e diffusione, Linda Picco

Vitalità culturale in contesti di declino demografico? Il caso del Comelico, Elena Ferrario e Viviana Ferrario

“Rifugi etno-linguistici” e tendenze demografiche attuali nelle Alpi italiane. Il caso di Sauris (Zahre), Ernst Steinicke, Michael Beismann, Judith Walder, Roland Löffler e Igor Jelen

L’eterogeneità della comunità slovena in Italia, Sara Brezigar

Continuità e discontinuità nella trasmissione delle risorse in area alpina

Dopo la pubblicazione del volume Minoranze in mutamento. Etnicità, lingue e processi demografici nelle valli alpine italiane a cura di V. Porcellana e F. Diémoz (Edizioni dell’Orso, 2014) che presenta la situazione sociolinguistica e demografica delle comunità di minoranza delle valli alpine italiane e le dinamiche socioculturali in atto nelle Alpi, il progetto LIMINAL – Linguistic Minorities in the Alps: Ethnicity, Languages and Demographic Processes intende affrontare il tema della

Continuità e discontinuità nella trasmissione delle risorse in area alpina

La ripresa demografica in atto in diverse zone delle Alpi, legata a fenomeni di immigrazione piuttosto che a un saldo naturale positivo, sta mutando considerevolmente la composizione delle popolazioni alpine, come emerge da numerosi studi, condotti da demografi, geografi e, recentemente, antropologi (Fourny, 1994; Varotto, 2003; Bätzing, 2003; Perlik, 2006; Borsdorf, 2009; Dematteis, 2011; Steinicke et alii, 2011; Bender e Kanitscheider, 2012; Viazzo, 2012; Corrado, Dematteis, Di Gioia 2014).

Come afferma Pier Paolo Viazzo (2012), le vicende demografiche ed economiche che caratterizzano le diverse comunità alpine creano le condizioni che influenzano e determinano le caratteristiche sociali e culturali di un luogo. L’ingresso di nuovi abitanti nelle comunità locali avviene attraverso modalità che ne condizionano i margini di movimento e il peso politico e decisionale all’interno delle comunità e che influiscono sugli elementi che favoriscono, o al contrario disincentivano, la tenuta della comunità stessa.

In questa situazione complessa e fluida, appare legittimo domandarsi chi abbia titolo a apprendere, trasmettere, promuovere e valorizzare le risorse materiali e immateriali. Le indagini condotte sul campo dimostrano che se in passato la trasmissione dei saperi e degli elementi culturali procedeva in senso verticale, dagli anziani ai giovani, oggi essa è sovente extrafamigliare e si attua anche in senso orizzontale o addirittura in senso obliquo, da anziani detentori di saperi locali a giovani neo-abitanti che di queste tradizioni vogliono farsi portatori. In parte, le stesse considerazioni valgono per le risorse di tipo materiale (proprietà fondiarie, immobili o intere borgate) e la loro trasmissione e gestione.

Riferendosi a casi di rivitalizzazione della cultura locale legati proprio a processi di neo-popolamento e apertura verso l’esterno, Enrico Camanni (2010, p. 5) ha sostenuto che nelle Alpi «paradossalmente la sopravvivenza della “tradizione” dipende dalla sua capacità di evolvere e dalla disponibilità a macchiarsi con culture diverse», pena la museificazione o l’estinzione, e a questo proposito ha fatto appello al concetto di creatività: nel mondo alpino «conta e conterà sempre di più la creatività». Le indagini permettono di rilevare divergenze di opinioni riguardo a cosa debba essere trasmesso, da chi e in che modo; queste divergenze – lontano dall’essere un vuoto confronto localista – ricordano almeno in parte un recente dibattito antropologico che ha il merito, a nostro avviso, di avere dato maggiore consistenza concettuale e teorica – valendosi anche di alcuni spunti offerti dalla teoria dei sistemi complessi – a quelle che rischiano altrimenti di rimanere vaghe enunciazioni.

Un’osservazione attenta delle dinamiche in atto in diverse zone alpine ha consentito di individuare una sorta di continuum tra continuità e discontinuità nell’uso e nella trasmissione delle risorse, anche in relazione ai processi demografici. Come suggerisce Mauro Varotto, è necessario ricordare che decremento demografico e spopolamento non sono la stessa cosa e non necessariamente si accompagnano l’uno all’altro. Si possono registrare episodi di decremento demografico senza spopolamento o abbandono, così come fenomeni di abbandono senza decremento demografico o movimenti anagrafici percepibili (Varotto, 2003). E ciò incide in modo determinante sull’uso delle risorse da parte di chi resta o di chi torna.

La discontinuità non è da ricondursi sempre (o solo) ad un cambiamento nelle risorse, quanto piuttosto a differenti modelli di selezione delle risorse operati dalla comunità in momenti diversi della sua storia. Questa selezione, unita allo spopolamento che ha toccato le comunità alpine per decenni, lascia quelli che Françoise Cognard definisce “spazi vuoti” (Cognard, 2006) che sono quegli spazi di azione che possono essere riempiti dai nuovi abitanti o dalle nuove generazioni. La continuità può invece essere intesa come la trasmissione di una stessa risorsa anche attraverso una serie di cambiamenti ed innovazioni che consentano alla comunità di “riempire” gli eventuali “spazi vuoti” facendo prevalentemente affidamento sulle proprie risorse economiche, sociali e culturali.

Esempi di continuità e di discontinuità possono essere individuati sotto il profilo linguistico, culturale, nella gestione del territorio e nelle attività economiche locali, nella trasmissione dei saperi legati alle attività tradizionali, nella valorizzazione delle risorse materiali e immateriali. Per rendere conto di questa molteplicità e dei differenti contesti che possono essere interpretati attraverso la chiave trasversale del binomio “continuità/discontinuità” intendiamo coinvolgere studiosi provenienti da ambiti disciplinari diversi, che possano offrire uno sguardo situato e puntuale su un ampio spettro di casi di studio. La raccolta di questi contributi consentirà di restituire una visione d’insieme dei cambiamenti – e delle continuità – che coinvolgono l’arco alpino.